Delicta iuris gentium

Raphael Lemkin

Thursday, September 30, 2010

Tre comunità cristiane per un solo popolo

La Chiesa apostolica armena ricorda con fierezza di essere la prima Chiesa nazionale della cristianità, grazie alla conversione del re Tiridate III, per opera di san Gregorio l’Illuminatore, nei primi anni del IV secolo d. C. (la data tradizionale del 301 è probabilmente errata). Al di là degli eventi miracolosi narrati nella leggenda del santo, la decisione di Tiridate di abbracciare la nuova religione cristiana fu dovuta a un accorto calcolo di equilibrio politico tra le due grandi potenze che all’epoca schiacciavano l’Armena, Roma e la Persia. Tiridate, messo sul trono dall’imperatore Diocleziano, che aveva lanciato numerose persecuzioni dei cristiani, era infatti scettico nei confronti di Gregorio anche perché questi era figlio di Anak, che aveva cospirato per uccidere suo padre. Di qui la decisione di gettare il futuro santo per più di dieci anni nel pozzo di Khor Virap. A far cambiare idea a Tiridate ci fu, con ogni probabilità, la volontà di rafforzare l’unicità della nazione armena di fronte alla potenza di Roma e ai costanti attacchi del regno persiano.

Anche se ufficialmente fondata da san Gregorio, la Chiesa armena traccia le sue origini fino a Taddeo, uno dei Settanta apostoli inviati da Gesù secondo il Vangelo di Luca, che da Edessa sarebbe stato inviato a evangelizzare l’Armenia. La Chiesa apostolica armena partecipò attivamente alla vita della comunità cristiana dei primi secoli, almeno fino al Concilio di Efeso, e solo nel 554 si separò ufficialmente da Roma e Constantinopoli. Tradizionalmente, è considerata una Chiesa monofisita, perché rifiutò le conclusioni del Concilio di Calcedonia sulle "due nature" della persona di Gesù, che si concluse con la condanna del monofisismo. Tuttavia, per descrivere la posizione teologica della propria Chiesa, gli armeni preferiscono parlare di «miafisismo», ovvero la dottrina elaborata da Cirillo di Alessandria per il quale nell’unica natura di Cristo convivono uniti l’umano e il divino.

La Santa Sede di Echmiadzin (che in armeno significa «luogo della discesa dell’Unigenito») è il luogo dove risiede il Catholicos, il capo della Chiesa apostolica armena, successore di San Gregorio. Per motivi storici, tuttavia, alcune delle diocesi armene del mondo rispondono al Catholicossato di Cilicia, erede del regno armeno di Cilicia nato nell’XI secolo. La coesistenza dei due catholicossati, già difficile nelle comunità della diaspora, tanto da portare all’uccisione in chiesa di un arcivescovo fedele a Echmiadzin nel 1933, a New York, divenne ancora più complessa durante la guerra fredda, quando il catholicos di Echmiadzin veniva considerato dalle comunità armene occidentali come al servizio dei sovietici. Oggi, malgrado il fatto che Karekin I – predecessore dell’attuale Catholicos di Echmiadzin – prima della sua elezione in Armenia fosse Catholicos di Cilicia e malgrado l’assenza di differenze dottrinali, la riunificazione tra le due "sedi" della Chiesa armena non è ancora avvenuta.

Dal XVIII secolo esiste anche una Chiesa cattolica armena, formata sotto papa Benedetto XIV: come il catholicossato di Cilicia, anche questa ha la sua sede nell’odierno Libano.

Alessandro Speciale

http://www.stpauls.it/

No comments:

Post a Comment