Delicta iuris gentium

Raphael Lemkin

Friday, June 11, 2010

Parlamento Europeo: Discussione sul patrimonio culturale in Azerbaigian

Giovedì 16 febbraio 2006 - Strasburgo
Marcin Libicki

Signor Presidente, non vi è dubbio quanto al fatto che tutti i monumenti storici nel mondo facciano parte del nostro patrimonio comune e non dovrebbero essere vittime di circostanze politiche o, soprattutto, guerre.
Vi sarei grato se mi lasciaste raccontare un aneddoto personale. Quando mi sono recato in Armenia qualche anno fa e ho avuto modo di vedere tutti i monumenti e le chiese sopravvissuti sino ad oggi dall’inizio del Medioevo, mi è tornata in mente una mia precedente visita in Spagna, all’altro capo del mondo cristiano, un migliaio di chilometri a ovest. Sono rimasto impressionato da quanto fossero simili i monumenti nelle due regioni.
Erano tutti monumenti risalenti alla cultura del primo Medioevo. Noi siamo responsabili di tutti i monumenti del mondo. Nondimeno, i monumenti europei che testimoniano il passato culturale e l’unità dell’Europa dovrebbero starci particolarmente a cuore, si trovino essi nella remota parte orientale dell’Armenia, ai confini occidentali della Spagna o in qualunque altro luogo tra i due.
Mi pare che gli eventi ai quali ora stiamo assistendo siano particolarmente angoscianti perché i monumenti distrutti sono più di una semplice parte del patrimonio europeo. Appartengono infatti a tutto il mondo, e la responsabilità dell’Azerbaigian risulta del tutto evidente se, come affermava poc’anzi l’onorevole Tannock, ci domandiamo perché gli azerbaigiani non consentano ad alcuno di visitare tali luoghi e valutare sul posto l’entità dei danni. Fortunatamente, sappiamo ciò che è accaduto a seguito delle barbare decisioni prese dagli uomini al potere nella regione e disponiamo di prove filmate dei danni.
Dobbiamo adottare la presente risoluzione vigilando poi su ciò che accade. I passi da compiere non possono limitarsi alle parole, per quanto nobili siano. Alle parole devono seguire azioni e ci aspettiamo che l’Azerbaigian agisca.

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