
Un associazione per la difesa dei diritti umani, con sede in Washington DC (USA), denominato International Cristian Concern (ICC) www.persecution.org , ha informato che il governo dell'Azerbaijan ha distrutto un preziosissimo cimitero cristiano armeno medievale nella regione di Djulfa di Nakhichevan.
Questo atto di "pulizia culturale" è il proseguimento del genocidio armeno, ed è un tentativo dei Paesi musulmani di quella regione di cancellare la memoria di una cultura cristiana prospera che è esistita nella zona del Caucaso dal IV° secolo d.C. Questa atrocità è allo stesso livello della distruzione delle statue del Buddha da parte dei Talebani e delle dissacrazioni dei cimiteri ebraici compiute in Europa. Non risulta che i governi occidentali abbiano protestato.
A metà dicembre 2005, circa 200 soldati armeni sono stati ripresi in un videotape intenti a distruggere con mazze un luogo sacro della Chiesa Apostolica Armena. Il cimitero risaliva al VII° secolo d.C. ed è stato distrutto per sempre, come segno di odio verso gli Armeni e la presenza cristiana in quest'area.
Dopo il genocidio del 1915, nel quale circa 1.500.000 Armenisono stati sterminati (insieme a Greci e Cristiani Siriani), l'Azerbaijan e la Turchia hanno cercato sistematicamente di sradicare la memoria della presenza cristiana nel Caucaso e in Anatolia. La tradizione suggerisce che l'evangelizzazione degli Armeni risalga agli apostoli Taddeo e Bartolomeo e il Cristianesimo ebbe successo prima che a Roma.
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