Delicta iuris gentium

Raphael Lemkin

Wednesday, June 16, 2010

Un esempio tipico di ''creatività" turca


Ottobre 2006

Denunciata la distruzione delle icone di Cipro da parte turca ...e la distruzione delle croci del Caucaso

Nella seconda settimana di luglio, il Parlamento Europeo ha emesso una dichiarazione Sulla tutela del patrimonio religioso nella parte nord dell’isola di Cipro. Essa denuncia che, nella zona di Cipro occupata dalla Turchia, continuano la profanazioni e distruzioni delle chiese cristiane (oltre 100 negli ultimi tempi) e la scomparsa delle sacre icone (oltre 15.000). Il Parlamento invita quindi la Commissione e il Consiglio europei ad «adottare tutte le misure necessarie per garantire il rispetto del trattato e la protezione degli edifici di culto, nonché il ripristino della loro condizione originaria».
La dichiarazione ricorda che dal 1974, ossia da quando il nord di Cipro è stato occupato dall’esercito turco, quasi tutte le chiese cristiane sono state distrutte o saccheggiate o trasformate in moschee, alberghi e stalle. La comunità cattolica della zona ha subìto un’ancor più dura persecuzione e la maggioranza di essa ha dovuto emigrare nella parte dell’isola rimasta alla Grecia; come ha dichiarato Antonio Chatzirousos, deputato maronita nel Parlamento della Repubblica greco-cipriota, «l’esercito turco ha distrutto o confiscato le loro proprietà ed occupa stabilmente la maggior parte di scuole e chiese, ridotte a quartieri militari e dichiarate inaccessibili». Tutto questo è avvenuto nella sostanziale indifferenza della comunità internazionale.
Contemporaneamente, il Parlamento Europeo ha denunciato un altro caso di distruzione del patrimonio artistico cristiano: quello delle antiche croci-pietre (khatckar) armene del Caucaso. Delle circa 12.000 khatckar esistenti, se ne sono salvati solo 200; per giunta, nel gennaio scorso, le truppe dell’Azerbaigian hanno spianato il terreno della zona distruggendo altre testimonianze artistiche dell’antica fede cristiana.
La distruzione dei khatckar è avvenuta soprattutto nel Nakhicevan, provincia caucasica situata al confine con l’Iran, abitata da etnie sia cristiane che islamiche e inglobata da Stalin nella repubblica dell’Azerbaigian. Questa repubblica è da tempo governata dalla famiglia Aliyev, ieri in qualità della sua militanza comunista ed oggi in qualità della sua ricuperata fede islamica sciita, che la rende amica dell’Iran (cfr. “Avvenire”, 12 luglio 2006).
Queste khatckar sono steli votive rettangolari, piantate in terra, che contengono raffigurata a bassorilievo una Croce, a volte con l’effigie di Cristo, corredata da scene bibliche o da versetti evangelici scritti in armeno antico. Si tratta di preziose testimonianze artistiche della fede cristiana, risalenti soprattutto ai secoli XV e XVI, quando la comunità armena abitava la regione caucasica, prima di essere in parte esiliata e dispersa a causa delle feroci persecuzioni scatenate dapprima dagli iraniani, poi dai turchi e infine dai russi.
Distruggere le khatckar significa aggiungere al genocidio del sangue armeno quello della memoria storica dell’antica fede cristiana del Caucaso.

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