Questo vandalismo senz'altro è genocidio culturale: profanazione dei simboli religiosi, profanazione dell'antichissimo patrimonio culturale, annientamento delle opere dell'arte unica, mancanza di rispetto verso i morti, tentativo disperato di eliminare tutta l'evidenza della crimine terrificante, tentativo disprezzevole di appropriarsi della terra che appartiene algli altri, un atto selvaggio da vigliacco, continuazione del genocidio armeno, la prova irrefutabile del genocidio armeno. E oggi come reagisce l'Europa? Proprio oggi ho saputo che l'Azerbaijan è stato eletto il membro del Comitato del patrimonio culturale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. E questo subito dopo il GENOCIDIO CULTURALE contro il patrimonio armeno. E ora l'Azerbaijan con le sue mani sanguinose comincierà a proteggere il patrimonio mondiale? Ne dubito tanto...Tutto questo succede perche' i demoralizzati ufficiali europei sono pronti a vendere il loro patrimonio culturale per qualche euro ai turchi musulmani. Dopo questo posso solo dire che l'avarizia e la corruzione europea avrà la stessa fortuna dell'Impero Bizantino...
Saturday, June 26, 2010
GENOCIDIO CULTURALE
Friday, June 25, 2010
Il Consiglio per la Comunità armena di Roma:GENOCIDIO CULTURALE
La lettera del 22.12.06 inviata alla Commissione nazionale italiana per l’UNESCO
le stesse, raccolte in ambito cimiteriale, in numero superiore ai dodicimila, sono state erette in varie epoche storiche , tra il dodicesimo ed il diciassettesimo secolo ;
rappresentano un altissimo esempio di testimonianza architettonica, religiosa, culturale e della storica presenza armena nella regione;
sono state oggetto, in passato e soprattutto nel 2002, e di sistematiche e mirate distruzioni da parte dei militari azeri di stanza nella zona, finalizzate alla progressiva soppressione di ogni traccia del passato armeno;
a seguito di tali vandalismi , sono rimaste in piedi non più di duemila croci , molte delle quali lesionate;
già l’UNESCO era dovuto intervenire, nel 2003, per bloccare tali azioni.
CONSIDERATO CHE
come da denuncia delle diocesi armene in Iran, si devono segnalare nuovi e gravi episodi di vandalismo (documentati fotograficamente) che hanno visto protagonisti soldati dell’Azerbaijan intenti a distruggere ulteriori kachkars nel cimitero armeno;
continua imperterrita l’attività di genocidio culturale messo in atto dalle autorità di quel paese..
SI INVITA
Codesta commissione a farsi da tramite con l’UNESCO e gli altri organismi internazionali eventualmente interessati, perché – nel rispetto del patrimonio storico, culturale e religioso armeno - intervengano presso le autorità dell’Azerbaijan e impongano l’immediata cessazione di ogni atto di distruzione.
Roma, 22.12.05
Consiglio per la Comunità armena di Roma
Wednesday, June 23, 2010
Comunicato Stampa: Fermiamo la distruzione delle croci armene!
Non sono infatti venute meno le segnalazioni di scempio delle croci di pietra armene (katchkar) del cimitero armeno, nonostante gli appelli internazionali e le promesse del governo di Baku.
Delle dodicimila steli litiche, innalzate tra il tredicesimo ed il diciassettesimo secolo, con funzione commemorativa, celebrativa e funeraria, considerate fra le manifestazioni più originali della cultura e del costume religioso dell’Armenia medioevale, ne rimangono ormai poche centinaia, in precarie condizioni.
Il mondo civile, che non ha mai esitato a ergersi paladino del rispetto e della dignità della memoria di un popolo (come, ad esempio, per il caso delle statue di Bhudda abbattute in Afghanistan dal regime talebano), deve esprimere ferma condanna verso l’attività di distruzione compiuta dal governo azero nel sito medievale armeno.
Saturday, June 19, 2010
Lettera aperta: Genocidio Culturale
Mentre le organizzazioni internazionali si sforzano di proseguire nell’opera di risoluzione del conflitto tra i due popoli, questo atto vandalico, commesso con l’approvazione delle alte autorita’ di Baku, dimostra ancora una volta in maniera evidente le reali intenzioni del Governo azerbaigiano, vale a dire perpetrare pulizie etniche contro la popolazione armena autoctona del Nachigevan, attraverso il genocidio culturale e la distruzione delle vestigia culturali armene, proprio in questa parte della patria storica degli Armeni. L’Azerbaigian ha ripetutamente commesso atti simili di vandalismo e di armenofobia durante l’intero periodo del regime comunista, per settanta anni gli “khatchkar” armeni sono stati sistematicamente distrutti o rimossi dalle loro sedi originarie. Dopo la conquista dell’indipendenza, l’Azerbaigian ha proseguito con rinnovato vigore nell’opera di cancellazione delle tracce di presenza armena dal suo territorio. Nel 2002, grazie agli sforzi congiunti di Armenia e UNESCO si era riusciti a fermare la distruzione degli “khatchkar” di Giuga (Giulfa). Ma l’Azerbaigian prosegue nella sua politica di genocidio culturale, violando pesantemente i propri impegni presi di fronte all’UNESCO. E particolare sgomento suscita il fatto che, a condanna delle azioni del Governo del proprio Paese, in tutto l’Azerbaigian non si sia levata la voce di nessuna organizzazione sociale, di nessun esponente culturale. Un tale cinismo ed una tale indifferenza dell’opinione pubblica azerbaigiana nei confronti di un monumento medioevale unico nel suo genere, non puo’ che risvegliare in noi repulsione.In tali condizioni di istigazione all’odio per tutto cio’ che abbia origine armena, non si puo’ nemmeno porre la questione della fiducia nei confronti dell’Azerbaigian e del suo popolo. E ogni richiamo alla pacificazione tra i due popoli che voglia far leva sulla diplomazia popolare suona scorretto e cinico.
Con la presente lettera ci rivolgiamo alle organizzazioni internazionali, ai rappresentanti culturali, alle persone di ogni nazionalita’ perche’ condannino pubblicamente tale atto barbarico perpetrato dalle autorita’ dell’Azerbaigian contro il cimitero armeno di Giuga (Giulfa) nel Nachigevan. Chiediamo all’UNESCO e alle altre organizzazioni internazionali di collaborare al trasferimento dei resti degli “khatchkar” sul territorio armeno, dove finalmente potranno essere difesi da tali aggressioni barbariche.E ci rivolgiamo finanche alla parte piu’ ragionevole del popolo azerbaigiano affinche’ si riscuota e rivolga la propria attenzione a questi eventi, affinche’ li condanni ed esorti il proprio Governo ad interrompere immediatamente questa barbarie.

Friday, June 18, 2010
Parlamento Europeo: Discussione sul patrimonio culturale in Azerbaigian
Ioannis Kasoulides
In uno scambio di messaggi di posta elettronica, il consulente per gli affari politici dell’ambasciata azerbaigiana mi ha scritto, e cito, “non possiamo escludere che alcuni contadini poveri di livello culturale pari alla loro condizione possano segretamente utilizzare le pietre sottratte al cimitero per realizzare costruzioni o altre opere correlate”.
Non so per certo chi siano gli autori di tali atti, ma non ho dubbi quanto al fatto che la responsabilità di tutelare l’integrità di tali monumenti sia azerbaigiana al 100 per cento.
Wednesday, June 16, 2010
Un esempio tipico di ''creatività" turca

Ottobre 2006
Denunciata la distruzione delle icone di Cipro da parte turca ...e la distruzione delle croci del Caucaso
La dichiarazione ricorda che dal 1974, ossia da quando il nord di Cipro è stato occupato dall’esercito turco, quasi tutte le chiese cristiane sono state distrutte o saccheggiate o trasformate in moschee, alberghi e stalle. La comunità cattolica della zona ha subìto un’ancor più dura persecuzione e la maggioranza di essa ha dovuto emigrare nella parte dell’isola rimasta alla Grecia; come ha dichiarato Antonio Chatzirousos, deputato maronita nel Parlamento della Repubblica greco-cipriota, «l’esercito turco ha distrutto o confiscato le loro proprietà ed occupa stabilmente la maggior parte di scuole e chiese, ridotte a quartieri militari e dichiarate inaccessibili». Tutto questo è avvenuto nella sostanziale indifferenza della comunità internazionale.
Contemporaneamente, il Parlamento Europeo ha denunciato un altro caso di distruzione del patrimonio artistico cristiano: quello delle antiche croci-pietre (khatckar) armene del Caucaso. Delle circa 12.000 khatckar esistenti, se ne sono salvati solo 200; per giunta, nel gennaio scorso, le truppe dell’Azerbaigian hanno spianato il terreno della zona distruggendo altre testimonianze artistiche dell’antica fede cristiana.
La distruzione dei khatckar è avvenuta soprattutto nel Nakhicevan, provincia caucasica situata al confine con l’Iran, abitata da etnie sia cristiane che islamiche e inglobata da Stalin nella repubblica dell’Azerbaigian. Questa repubblica è da tempo governata dalla famiglia Aliyev, ieri in qualità della sua militanza comunista ed oggi in qualità della sua ricuperata fede islamica sciita, che la rende amica dell’Iran (cfr. “Avvenire”, 12 luglio 2006).
Queste khatckar sono steli votive rettangolari, piantate in terra, che contengono raffigurata a bassorilievo una Croce, a volte con l’effigie di Cristo, corredata da scene bibliche o da versetti evangelici scritti in armeno antico. Si tratta di preziose testimonianze artistiche della fede cristiana, risalenti soprattutto ai secoli XV e XVI, quando la comunità armena abitava la regione caucasica, prima di essere in parte esiliata e dispersa a causa delle feroci persecuzioni scatenate dapprima dagli iraniani, poi dai turchi e infine dai russi.
Distruggere le khatckar significa aggiungere al genocidio del sangue armeno quello della memoria storica dell’antica fede cristiana del Caucaso.
Monday, June 14, 2010
Agenzia Radicale: Genocidio Culturale
San Lazzaro è una piccola isola nella laguna veneziana, che si trova immediatamente ad ovest del Lido, completamente occupata da un monastero che è la casa madre dell' ordine dei Mekhitaristi. L'isola è uno dei primi centri del mondo di cultura armena. E proprio all'ingresso del monastero si trova una bellissima croce in pietra. Un simbolo millenario della grande e tragica storia armena, che nel nostro tempo subisce un nuovo colpo.
In Azerbaijan si è perpetrata la distruzione sistematica di queste croci. Un sacrilegio, oltreché un'atto vandalico contro monumenti storici di grande bellezza, che si è scatenato soprattutto a Giulfa, antica città armena oggi nell'Azerbaijan, in una regione che si dice sia stata fondata da Noè, Con ritardo, ma anche il Parlamento europeo l'anno scorso ha levato la propria voce contro questo scempio. Ora a Roma, proprio nel suo "cuore" storico, si eleverà un solitario Khatckar, e forse questo gesto ripaga un poco del dolore e dell'amarezza provocati dall' insensatezza umana laggiù, nella culla dell'antica Armenia colma di ferite.

Due khachkar salvati di Giugha
http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=1128&Itemid=77
Friday, June 11, 2010
Parlamento Europeo: Discussione sul patrimonio culturale in Azerbaigian
Marcin Libicki
Vi sarei grato se mi lasciaste raccontare un aneddoto personale. Quando mi sono recato in Armenia qualche anno fa e ho avuto modo di vedere tutti i monumenti e le chiese sopravvissuti sino ad oggi dall’inizio del Medioevo, mi è tornata in mente una mia precedente visita in Spagna, all’altro capo del mondo cristiano, un migliaio di chilometri a ovest. Sono rimasto impressionato da quanto fossero simili i monumenti nelle due regioni.
Erano tutti monumenti risalenti alla cultura del primo Medioevo. Noi siamo responsabili di tutti i monumenti del mondo. Nondimeno, i monumenti europei che testimoniano il passato culturale e l’unità dell’Europa dovrebbero starci particolarmente a cuore, si trovino essi nella remota parte orientale dell’Armenia, ai confini occidentali della Spagna o in qualunque altro luogo tra i due.
Mi pare che gli eventi ai quali ora stiamo assistendo siano particolarmente angoscianti perché i monumenti distrutti sono più di una semplice parte del patrimonio europeo. Appartengono infatti a tutto il mondo, e la responsabilità dell’Azerbaigian risulta del tutto evidente se, come affermava poc’anzi l’onorevole Tannock, ci domandiamo perché gli azerbaigiani non consentano ad alcuno di visitare tali luoghi e valutare sul posto l’entità dei danni. Fortunatamente, sappiamo ciò che è accaduto a seguito delle barbare decisioni prese dagli uomini al potere nella regione e disponiamo di prove filmate dei danni.
Dobbiamo adottare la presente risoluzione vigilando poi su ciò che accade. I passi da compiere non possono limitarsi alle parole, per quanto nobili siano. Alle parole devono seguire azioni e ci aspettiamo che l’Azerbaigian agisca.
Thursday, June 10, 2010
Orrore! Dopo i Buddha di Bamian il Cimitero di Jugha.


Wednesday, June 9, 2010
Soldati dell'Azerbaijan distruggono cimitero cristiano armeno

Un associazione per la difesa dei diritti umani, con sede in Washington DC (USA), denominato International Cristian Concern (ICC) www.persecution.org , ha informato che il governo dell'Azerbaijan ha distrutto un preziosissimo cimitero cristiano armeno medievale nella regione di Djulfa di Nakhichevan.
Questo atto di "pulizia culturale" è il proseguimento del genocidio armeno, ed è un tentativo dei Paesi musulmani di quella regione di cancellare la memoria di una cultura cristiana prospera che è esistita nella zona del Caucaso dal IV° secolo d.C. Questa atrocità è allo stesso livello della distruzione delle statue del Buddha da parte dei Talebani e delle dissacrazioni dei cimiteri ebraici compiute in Europa. Non risulta che i governi occidentali abbiano protestato.
A metà dicembre 2005, circa 200 soldati armeni sono stati ripresi in un videotape intenti a distruggere con mazze un luogo sacro della Chiesa Apostolica Armena. Il cimitero risaliva al VII° secolo d.C. ed è stato distrutto per sempre, come segno di odio verso gli Armeni e la presenza cristiana in quest'area.
Dopo il genocidio del 1915, nel quale circa 1.500.000 Armenisono stati sterminati (insieme a Greci e Cristiani Siriani), l'Azerbaijan e la Turchia hanno cercato sistematicamente di sradicare la memoria della presenza cristiana nel Caucaso e in Anatolia. La tradizione suggerisce che l'evangelizzazione degli Armeni risalga agli apostoli Taddeo e Bartolomeo e il Cristianesimo ebbe successo prima che a Roma.
Monday, June 7, 2010
Parlamento Europeo: Discussione sul patrimonio culturale in Azerbaigian
Charles Tannock
Secondo quanto affermato dal governo azerbaigiano, il filmato che documenta tale scempio è propaganda armena fraudolenta. Io invece ho ricevuto una conferma indipendente da un architetto britannico, Steven Sim, esperto della regione, che assicura che il filmato è vero . Inoltre, se non vi è stata distruzione, perché gli azerbaigiani negano la possibilità di visitare i luoghi, sostenendo peraltro, cosa alquanto bizzarra, che l’atto potrebbe essere stato compiuto da saccheggiatori in cerca di materia prima per eseguire lavori di costruzione?
Steven Sim ha ribadito che per raggiungere il cimitero occorre attraversare il territorio controllato dall’esercito azerbaigiano, il che è praticamente impossibile senza sostegno ufficiale e palesemente viola il loro dovere di assicurare la protezione del sito.
L’ambasciata azerbaigiana mi ha anche informato che tale distruzione non è nulla a confronto della distruzione di alcune moschee azerbaigiane, e ho effettivamente ricevuto fotografie di moschee distrutte. E’ innegabile il fatto che nel 1991, nella zona di guerra, siano state distrutte moschee, e atti del genere vanno condannati senza riserve. Ritengo tuttavia che le fotografie inviatemi testimonino la distruzione avvenuta 15 anni fa, non 3 mesi fa. Inoltre, il sito di Giulfa nel Nakhichevan non ha mai fatto parte della zona di guerra. A ciò si aggiunge che mi è pervenuta una comunicazione secondo cui le autorità nel Nagorno-Karabakh avrebbero recentemente approvato un progetto per la ricostruzione delle moschee distrutte nel loro territorio.
Ora siamo in un momento critico dei negoziati tra i due presidenti, Kocharian e Aliev, a Rambouillet, in Francia, per la ricerca di una soluzione alla controversia nel Nagorno-Karabakh. Credo dunque che qualsiasi ulteriore atto ipotizzato di distruzione del patrimonio armeno non possa in alcun modo condurre a una pace duratura nella regione.
Sunday, June 6, 2010
Fonte italiana: GENOCIDIO CULTURALE
Del 23/1/2006 Sezione: Esteri Pag. 11
La denuncia / I soldati dell’Azerbaijan stanno distruggendo le steli degli antichi cimiteri
Croci armene cancellate dalla storia

Saturday, June 5, 2010
Fonte russa: Il genocidio culturale dei monumenti armeni continua in Nakhichevan

Secondo la fonte questo fatto è un altro passo del governo dell'Azerbaijan verso la distorsione e liquidazione delle traccie armene nel territorio di Nakhijevan. Secondo il rapporto dell'ambasciata i monumenti e le tombe armene in questa regione continuano ad essere un soggetto di atti programmati di vandalismo dagli Azerbaijani. Considerando queste azioni i capi spirituali di tre diocesi armene esprimono la loro indignazione e si rivolgono alla communità internazionale, alle instituzioni internazionali come UNESCO per l'aiuto di impedire un altro genocidio culturale da Azerbaijan.
http://www.regnum.ru/english/560850.html
Friday, June 4, 2010
Croci Armene, SOS dal Caucaso
Ma in antico gli armeni abitavano anche nel Nakhicevan, una regione oggi appartenente all'Azerbaigian, ma separata da esso da territorio armeno. Sono rimaste però importanti tracce dell'antica presenza armena, in particolare le rovine della città di Julfà (o Jugà), distrutta nel 1605 dallo scià di Persia Abbas I che ne deportò gli abitanti, e poi risorta nelle vicinanze come "Nuova Julfà". La città era famosa per i suoi "khatchkar", risalenti al XV-XVI secolo, che ne punteggiavano la periferia e si estendevano lungo la riva del fiume Arasse che segna il confine fra il Nakhicevan (e quindi l'Azerbaigian) con l'Iran. Un vero e proprio museo all'aperto che perfino lo scià Abbas aveva rispettato. Ora però questo tesoro artistico è seriamente minacciato. Il Nakhicevan, assegnato all'Azerbaigian da Lenin (e Stalin, allora commissario alle nazionalità) nel 1922, è il feudo politico della famiglia Aliyev che governa l'Azerbaigian fin dai tempi sovietici con il padre Heyder, già capo del Pc e del Kgb locale, ed ora con il figlio Ilham che ne ha ereditato i modi dittatoriali.
Ilham Aliyev ha deciso di farla finita con l'imbarazzante presenza armena nel Nakhicevan, sia pure solo storica e pietrificata nei "khatchkar". Queste sacre pietre, si è deciso a Bakù, devono scomparire. E così alla fine del 2002 reparti dell'esercito azerbaigiano hanno incominciato a distruggere il vecchio cimitero armeno nella zona di Julfà, compresi i numerosi "khatchkar". Sull'area del cimitero è stato costruito un poligono di tiro. Dei circa 10-12.000 "khatchkar" che esistevano nel XVII secolo ne erano rimasti in piedi solo 3.000 che nel 2002 sono stati quasi totalmente abbattuti: se ne salvarono circa 200, per lo più più gravemente danneggiati. Ma non basta: tra il dicembre 2005 e il gennaio 2006 i militari azerbaigiani, circa 200 uomini, muniti di bulldozer, sono intervenuti di nuovo riducendo in frantumi e spianando le stele che in parte furono gettate nell'Arasse. Questo scempio è stato documentato da un film ripreso clandestinamente da attivisti per la difesa della cultura armena, appostati sulla riva opposta, quelle iraniana, dell'Arasse.
Questa azione ha fatto sì che lo scempio dei "khatchkar", a lungo ignorato dalla comunità internazionale, divenisse di dominio pubblico. Nei mesi scorsi il Parlamento europeo a Strasburgo, per interessamento, in particolare, di Mary-Ann Isler Begin, presidente della Commissione parlamentare per la cooperazione Ue-Armenia, ha adottato una risoluzione, redatta da Charles Tannock, membro britannico della "European Neighborhood Policy", nella quale viene condannata la distruzione dei monumenti armeni nel Nakhicevan. Anche Benit a Ferrero Waldner, commissario europeo per le relazioni estere, ha sottolineato l'importanza di coinvolgere il Sud-Caucaso (Transcaucasia) nella politica di "buon vicinato" europeo, contribuendo ad appianare i conflitti e a favorire il superamento delle tradizionali rivalità della regione. Un portavoce del ministero degli esteri azerbaigiano, Tair Tagizadeh, ha respinto le accuse affermando che il suo paese considera le stele di Julfà "monumenti archeologici", ma, curiosamente, sostiene che non si tratta di monumenti armeni, bensì relativi all'"Albania Caucasica", stato sorto nella regione alla fine del I millenio a. C. e confluito poi nella Persia sassanide.
I vandalismi azeri nel Nakhicevan dovrebbero indurre l'Europa a salvare la cultura armena, da sempre paladina dei valori cristiani nella regione.
Thursday, June 3, 2010
Le azioni talebanesche degli azerbaigiani


Le lapidi, però, sopravvissero miracolosamente, epoca dopo epoca, come "reggimenti schierati in battaglia", secondo le parole dell'avventuriero inglese dell'Ottocento William Ouseley. Nonostante l'abbandono, i furti, i vandalismi e la costruzione nella zona della ferrovia con Erevan, 2 mila pietre, delle originarie 10 mila, si potevano vedere ancora nel 2005. Poi è scattata la distruzione finale. Ora, sei mesi dopo il raid, le conferme definitive sono arrivate dall'"Institute for War and Peace Reporting" di Londra e dal rapporto dell'archeologo Adam T. Smith dell'università di Chicago. Lui non ha ricevuto risposta all'appello lanciato alla comunità internazionale e nemmeno la mobilitazione dell'"Armenian Committee of America" ha avuto successo. L'assenza delle telecamere continua a farsi sentire.
http://brugnols.splinder.com/archive/2006-07?from=90
Wednesday, June 2, 2010
La reazione del Parlamento Europeo al genocidio della cultura armena
Giovedì 16 febbraio 2006 - Strasburgo
Marios Matsakis
Il cimitero armeno di Giulfa è un cimitero cristiano di eccezionale importanza storica e culturale. Negli ultimi anni, ignorando il risentimento internazionale, i governi azerbaigiani, per atto di omissione o, più probabilmente, di commissione, si sono resi responsabili della distruzione sistematica di tale monumento. Si ritiene che gli autori effettivi di tale atto esecrabile siano forze azerbaigiane e civili fanatici islamici.
E’ assolutamente inaccettabile che l’ambasciatore azerbaigiano a Bruxelles abbia recentemente inviato messaggi di posta elettronica a europarlamentari attaccando personalmente con veemenza uno degli autori della presente risoluzione e cercando di denigrare e insultare l’integrità e la saggezza di questo Parlamento.
Vi esorto caldamente a votare a favore della risoluzione trasmettendo in tal modo un messaggio molto chiaro in merito ai nostri sentimenti di preoccupazione e riprovazione al governo dell’Azerbaigian per la distruzione del cimitero di Giulfa.